Una mia riflessione, pubblicata sul Sole 24 Ore, sulla Tap nel quadro della Strategia Energetica Nazionale e degli sforzi verso un sistema energetico e una economia low carbon. Sostenibilità ambientale, sicurezza ed economicità le linee guida per il futuro.
La Trans Adriatic Pipeline (TAP) che dovrebbe condurre gas dall’Azerbaijan all’Italia e all’Europa via Turchia, Grecia ed Albania è una delle grandi infrastrutture messe in discussione in queste settimane. Il movimento verso un sistema energetico e un’economia sempre meno basate su combustibili fossili rende, secondo alcuni, superflua tale infrastruttura mentre le proteste locali sull’approdo continuano. Il Governo stesso appare diviso e incerto sul tema. Alcune riflessioni sembrano dunque necessarie e doverose su questo argomento.
La Strategia Energetica Nazionale recentemente adottata, in estrema sintesi, a fianco di un forte impulso al risparmio energetico, si basa sull’assunto di una sempre maggiore penetrazione delle fonti rinnovabili – sia nel settore elettrico, quanto nei trasporti e negli usi industriali e domestici – ritagliano per il gas un ruolo importante nella transizione. Essendo il gas il combustibile fossile meno inquinante, questo rende il sistema energetico italiano fra i migliori dell’Unione Europea, e consente la fuoriuscita dal carbone nel 2025.
Sul tema gas, però, occorre una riflessione tecnica seria e obbiettiva. Il Italia abbiamo consumato, su dati provvisori 2017, circa 75 miliardi di metri cubi di gas, in calo rispetto agli anni duemila, ma comunque una quantità rilevante che ha coperto circa il 36 % del consumo totale di energia italiano. Il gas importato, sempre nel 2017, è stato pari a 69.7 miliardi di metri cubi, di cui 61 arrivati via gasdotto.
I nostri due fornitori principali sono la Russia, che provvede al 40 % di tutto il gas consumato, attraverso il gasdotto che passa per l’Ucraina, e l’Algeria che fornisce il 25 %. I paesi del nord Europa e la Libia sono il complemento.
Un quadro chiaro con una domanda di gas che, seppur tendente alla diminuzione, è comunque sostenuta ed un approvvigionamento dipendente principalmente da due fornitori. Con uno dei quali, l’Algeria, vi sono contratti in scadenza nel 2019 ed è improbabile che questi quantitativi siano confermati in futuro.
In questa situazione i prezzi medi in Italia sono circa del 10 % più alti dei prezzi del nord Europa, principalmente per ragioni legate ai costi ed alle regole di passaggio attraverso paesi extra UE. Oggi la situazione è assai migliore rispetto alle interruzioni di approvvigionamento degli anni 2000 ma non ancora del tutto tranquilla. Come è testimoniato dal rischio corso nel dicembre 2017, con l’incidente alla centrale austriaca di smistamento del gas russo a Baumgarten an der March, a seguito del quale il giorno successivo, i prezzi spot del gas sono più che raddoppiati. Il rapidissimo ripristino della situazione ha fortunatamente fatto sì che l’Italia potesse fare fronte all’interruzione del flusso con gli stoccaggi. Al contrario un’interruzione prolungata avrebbe condotto alla necessità di riduzione dei consumi nazionali. Naturalmente a fianco di questo vi è anche una politica tesa a sostenere le importazioni di GNL e la produzione nazionale di biometano. Questo è il quadro in cui si inserisce la logica del TAP. E’ bene ricordare che TAP è promosso, realizzato e gestito di un consorzio di privati. I costi dell’opera ricadono quindi per intero sul consorzio, che gode anche di finanziamenti BEI e BERS, e non appesantiscono le casse pubbliche italiane né le bollette del gas. Gli 8.8 miliardi di metri cubi cubi che saranno disponibili sono già stati acquisiti, per 25 anni da un pool di aziende italiane, che per altro acquisiscono gas anche dagli altri fornitori. Il prezzo di acquisto è legato al prezzo spot di mercato più uno sconto. In questo modo è logico attendersi una dinamica di mercato che contribuirà a ridurre i costi nazionali. Per quanto attiene ai costi di allacciamento al sistema italiano, operato da SNAM, essi si rifletteranno sulle tariffe di trasporto che pagheranno gli importatori. Quanto detto ci può far capire come il TAP sia un elemento di stabilizzazione e di sicurezza importante per il sistema energetico italiano. Un sistema il nostro che, pur muovendosi verso forme sempre più avanzate di decarbonizzazione, mostra ancora una fragilità e dei costi che andranno attentamente sorvegliati in questa fase di cambiamento strutturale. Per questo il TAP rappresenta una occasione che sarebbe un peccato sprecare volontariamente.
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