Prevalga buon senso: non mettiamo a rischio il PD
In questi giorni assistiamo ad un dibattito politico che rischia di portare alla scissione il Partito Democratico e che molti nostri iscritti ed elettori non capiscono ed a cui assistono attoniti. Una disputa sulla durata e la data del ongresso nazionale tutta interna alla nostra dirigenza e che per la sua tragica inconsistenza all’esterno appare nascondere altre e inconfessabili ragioni. I toni che accompagnano il confronto, inoltre, stanno rapidamente raggiungendo livelli sgradevoli. Epiteti che non sento rivolgere ad avversari politici sono usati in larga misura e con disinvoltura per indicare compagni di partito ed anche il segretario nazionale. Vorrei che ci fosse in tutti una riflessione attenta prima di proseguire su una strada che metterebbe in discussione il percorso del centro sinistra degli ultimi vent’anni. Quel centro sinistra cha garantito la tenuta e lo sviluppo del Paese anche in questi anni difficili. La linea politica espressa sino ad oggi è una linea politica sempre e chiaramente di centro sinistra e legittimata pienamente dal voto congressuale di iscritti ed elettori. I nostri governi in questa legislatura hanno operato per muoversi sulle grandi priorità del Paese: le riforme e la ripresa dell’economia. In alcuni casi il risultato è stato migliori che in altri. C’è una ripresa economica in atto, seppur ancora non come vorremmo e come servirebbe. Ma negli ultimi tre anni l’Italia è tornata a crescere: gli occupati sono aumentati di poco meno di seicentomila unità, i consumi privati sono ripresi, la produzione industriale cresce, le esportazioni salgono e in Europa grazie a noi è in discussione l’austerità di bilancio come linea di sviluppo efficace. Non tutto ciò che abbiamo fatto è perfetto e molto resta da fare specialmente nel campo del lavoro e dell’aiuto alle figure più deboli della nostra società. Ma certamente, seppure con i necessari aggiustamenti, è dal tanto fatto che dobbiamo ripartire per il molto che resta da fare. E’ vero che nel campo delle riforme strutturali la nostra proposta di modifica costituzionale è stata bocciata dagli elettori, ma quanti progressi nel campo dei diritti civili o del cambiamento nella pubblica amministrazione. Oggi è comprensibile anzi doveroso che via sia un dibatto su tutto questo. Sui problemi, sui nostri successi e sui nostri insuccessi e che vi siano proposte di merito anche molto differenti fra loro. Che vi sia un confronto vero fra linee diverse perché i nostri iscritti ed elettori sapranno scegliere. In questo i tempi del congresso sono importanti, certamente. E’ bene che il congresso abbia tempi e modalità giuste per sviluppare un confronto serio su programmi e mozioni. Ma sappiamo bene che questi tempi non possono essere né smisurati né artificiosamente dilatati. Allora si operi per trovare tutte le modalità perché si inseriscano nel percorso congressuale momenti di approfondimento programmatico ulteriori ma non si usi strumentalmente il tema della data e della durata come elemento di rottura. Sarebbe incredibile oltre che incomprensibile. La fase congressuale apre a tutti la possibilità di contendere la direzione del partito e di proporre idee e persone per interpretale. Basta con le accuse e con gli insulti. Oggi serve uno sforzo perché il buon senso prevalga e per non disperdere quel grande valore politico che è il PD, che tutti assieme abbiamo costruito e di cui l’Italia ha ancora tanto bisogno. Facciamolo
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